Don Aldo Quattrini, parroco a Padulle dal 1923 al 1978, ha redatto tre volumi di “Cronicon”, documenti preziosi per ricostruire la memoria del cammino della nostra comunità.
Proponiamo un breve estratto da questi testi
Volume 2° cronicon – memorie particolari: la costruzione delle opere parrocchiali dal 1950 al 1974
Fare una cronaca completa é cosa impossibile. Mi limito necessariamente a ricordare le fasi principali. É sempre stato mio desiderio e mio sogno dotare la Parrocchia di una attrezzatura conveniente allo sviluppo della vita parrocchiale, e fino dai primi anni del mio ministero, non potendo fare altro, avevo adattato con lavori di una certa entità il locale sotterraneo al presbiterio perchè servisse a raccogliere i fanciulli e i giovani, e a questo fine infatti durò per diversi anni. Sopravvenuta la guerra 1941/1945 e i luttuosi anni successivi non fu possibile realizzare una costruzione. Finalmente nell’ anno santo 1950 con la Benedizione del S. Padre Pio XII e una sua offerta di lire 200.000, su progetto voluto dal Parroco e redatto dal Geom. Alfio Balboni, e poi modificato un pó nell’esterno, con l’opera dell’imprenditore Cesare Mezzetti, fu iniziata la costruzione di un primo edificio di mt. 20×8. Ad essa portarono per mesi, a turno il loro lavoro e il loro entusiasmo i giovani dell’allora fiorente associazione Gioventù Maschile di A.C. che provvederono allo sterno del terreno, allo scavo delle fondamenta, al getto delle stesse, al trasporto di materiali, alla fabbricazione di blocchi di cemento per la prima costruzione fuori terra, all’estrazione dal Reno di molte decine di metri cubi di sabbia fine e grossa e di ghiaia adatta prelevata questo dal greto del fiume in località vicino a pontecchio. Non mancarono né i sarcasmi, né le intimidazioni, né le minacce da parte avversa, allora molto forte e prepotente: tutto questo però servi solo ad aumentare il coraggio e lo zelo dei nostri giovani. E cosi nel 1950 si arrivò al primo piano, compreso il getto del solettone in cemento armato. Nell’anno seguente furono ripresi i lavori e si arrivò al coperto. Nell’anno successivo fu intonacato il salone, fu provvisto di infissi, di impianto di luce, di ottimo sottofondo per pavimento e cosi si incominciò ad usarlo per recite, conferenze, convegni. Nel 1956 fu aggiunto al fabbricato ad est di mt. 7×8 per ricavarne la scala necessaria per accedere al piano superiore e due ampi ambienti, quello inferiore per accedere al salone e come luogo normale di riunione e di divertimento, quello superiore per la scuola di maglieria che si rivelò molto attiva ed apprezzata. Nel 1960 il Parroco accettò , però senza molto entusiasmo, un Cantiere di lavoro concesso, anzi offerto, dal Ministero del lavoro per un importo di lire 2.800.000 per completare nel piano superiore il primo edificio e provvedere alla costruzione dell’ Asilo Infantile. Purtroppo nel frattempo l’imprenditore Cesare Mazzetti mori: a Lui il Parroco deve eterna riconoscenza per l’amore e il disinteresse personale con cui aveva atteso alla costruzione del primo edificio, fino al punto di avvallare le cambiali che il Parroco aveva dovuto fare presso la Cassa di risparmio a Calderara, poiché ….. i bravi signori e signorotti della Parrocchia, oltre a non aver mai dato un soldo, si erano rifiutati di prestare la loro … poco onorevole firma !…..Nel gennaio del 1961 fu iniziata la costruzione dell’Asilo, su progetto del Geom. Guglielmo Barbieri e concessa all’imprenditore Arnaldo Guizzardi, che fu raccomandato anche perché segretario allora della Democrazia Cristiana di Sala, non volendo il Parroco servirsi della cooperazione di marca comunista. I lavori durarono dal 18 gennaio 1961 al 18 ottobre dello stesso anno. Fu ultimato il piano superiore del fabbricato delle opere parrocchiali e il fabbricato nuovo destinato all’Asilo fu condotto solo al coperto….É vero che l’esigua somma del Cantiere del lavoro, pur integrata da 5.000.000 concessi come aiuto extra dallo stesso Ministero del lavoro, non rappresentavano forse quanto occorreva, ma é vero anche che, nonostante i sacrifici aggiuntivi del Parroco, i nuovi dirigenti e imprenditori, ben differenti dal compianto Cesare Mezzeti per capacità e onestà , lasciavano i lavori a metà e un debito di 4.500.000 !… E il Guizzardi ebbe la sfrontatezza di citare il Parroco in tribunale per essere indennizzato di un credito preteso di (1.800.000). La vicenda dolorosa amareggió moltissimo il Parroco che dovette rimediare in seguito per soddisfare i diversi creditori, tra i quali la Fornace laterizi di Castello d’Argile creditrice di tutto l’importo dei mattoni di lire 1.600.000, a cui non era mai stato alcun acconto….E cosi pure fu liquidato il Guizzardi, per consiglio della Curia Arcivescovile, versandogli quanto egli pretese, oltre al gi´ avuto, cioè 1.800.000 !…Fu necessario un periodo di stasi per pagare i debiti di cui sopra. Soppraggiunta l’alluvione del 4.XI.1965 e reso inservibile il palazzo Comunale, gli Uffici Comunali si trasferiscono nel piano superiore dell’edificio delle Opere Parrocchiale e vi rimasero fino al 1.XI.1969, quando fu inaugurato il nuovo palazzo comunale. Nel frattempo pure fu ultimato il primo piano dell’edificio di nuova costruzione (1961) per alloggiarvi l’Asilo Comunale per richiesta dell’Autorità competente. Il Parroco non si rifiutò di aderire alla duplice richiesta, trattandosi di enti di pubblica utilità. E l’asilo Comunale vi rimase fino al settembre 1970, poi finalmente – con l’appoggio di parziale contributo dello Stato per gli edifici e locali ad uso pastorale e per l’interessamento fattivo dell’ ODA e sacrifici personali del Parroco si giunse al completamento di tutto l’edificio per averne gli indispensabili servizi igienici, i due corpi di costruzioni furono uniti da un porticato, molto utile, e fu installata la centrale termica.
Volume 3° cronicon – Grave alluvione di tutto il territorio della Parrocchia:
Venerdì 4 novembre – 1° venerdì del mese e festa nazionale – dopo la Messa delle 10.30 celebrata in suffragio dei Caduti, si sparge la voce che il fiume Reno aveva rotto l’argine nella località Castel Campeggi. (…) In tempo brevissimo vedemmo avanzare verso il paese le acque limacciose del fiume, con ondate irresistibili e minacciose e verso le 13.00 erano giá giunte in paese e aumentavano do livello. Le case ne furono invase specialmente a sud – dato il dislivello sensibile del terreno – e quasi nessuno ebbe il tempo di mettere in salvo qualcosa nel piano superiore, ove invece furono costrette a rifugiarsi le persone. (…) Nella sede delle Opere Parrocchiali il piano terra fu invaso fino all’altezza di metri 1,20 e rimasero sommerse tutte le poltrone, sconvolto il palcoscenico, sfasciati i due pianoforti – uno a coda e l’altro verticale – e nella saletta d’ingresso, il biliardo – di recente acquisto andò irreparabilmente perduto e gli altri mobili rimasero gravemente danneggiati. Per sette giorni almeno le acque mantennero quasi invariato il loro livello e cominciarono a decrescere quando le pompe idrovore collocate sugli argini e l’apertura del torrente Dosolo riuscirono a immettere le acque nell’alveo del Reno. Ritirate le acque, arrivarono in paese immediatamente molti gruppi, soprattutto di giovani, che si offrirono ad aiutare le famiglie a ripulire e a riassettare le case: fra essi, primissimi, i seminaristi teologi del Seminario Regionale che pulirono la Chiesa e i mobili dalla fanghiglia lasciata dalle acque e così pure la sede delle Opere Parrocchiali.